Le piante esotiche

Piante esotiche dell’Orto botanico di Catania

Sin dalla sua fondazione l’Orto Botanico di Catania ha avuto in coltivazione piante esotiche, di interesse officinale ma anche rare e curiose per il particolare portamento, per la fioritura o i per frutti, oppure ancora per gli usi insoliti nei paesi d’origine.

Tra gli esemplari di maggiore rilievo vanno certamente ricordati gli alberi più antichi e di grandi dimensioni, il cui impianto può farsi risalire ai tempi della fondazione: il cipresso messicano,Taxodium mucronatum, dalla caratteristica corteccia rossiccia che tende a sfaldarsi e chioma eterea a piccole foglie lineari; Phytolacca dioica, del Sud America, un albero imponente semi-deciduo che si distingue per le radici nodose vistosamente affioranti dal terreno in prossimità del fusto e per le foglie ovali, cuoiose con nervatura principale tendente al rosso; ancora, Maclura pomifera, l’arancio degli Osagi, un nome che deriva dalle omonime tribù indiane le quali in tempo di guerra usavano tingersi il viso con un pigmento giallo estratto dalle radici di questa pianta. Ha fiori poco appariscenti e vistose infruttescenze globose, simili per volume e colore ad un'arancia.

Di grande sviluppo sono anche i diversi esemplari di Dracaena draco, detta “sangue di drago” per la resina che fuoriesce dal tronco e dai rami, se incisi, diventando rossa a contatto con l’aria. è una delle poche monocotiledoni legnose, arborescenti, che si distingue per i rami biforcati dicotomicamente e le lunghe foglie ensiformi raggruppate in ciuffi all’apice dei rami. Endemica delle Isole Canarie.

Altri grandi alberi appartengono a diverse specie di Ficus, come F. capensis, F. gabella, F. benjamina, delle foreste tropicali dell’Asia e dell’Africa dove raggiungono altezze superiori ai 40 metri; si distinguono per le foglie ovali, lucide e cuoiose ma soprattutto per le vistose radici tabulari che fuoriescono dal terreno sollevandosi talora fino un metro e anche più nei luoghi d’origine. A maturità producono piccoli fichi globosi, molto appetiti da uccelli e scimmie. I fichi, inclusi quelli eduli del fico comune (F. carica), sono un particolare tipo di infiorescenza detta “siconio” nella quale i fiori si trovano racchiusi all’interno dell’asse fiorale divenuto carnoso e piriforme, completamente chiuso eccetto che per un piccolo ostiolo apicale.

Slanciato e imponente, così si presenta alla vista l’esemplare di Eucaliptus citriodora, con tronco colonnare dalla caratteristica corteccia bianca e liscia e foglie lanceolate che emanano un forte profumo di limone se stropicciate; la resina del tronco e gli oli eterei presenti nelle foglie, oltre a fornire essenze usate nell’industria cosmetica e farmaceutica, sono utilizzati a scopo officinale in diversi paesi dell’America meridionale e dell’Asia.

Molto caratteristici per il portamento e la chioma espansa e leggera, d’aspetto piumoso, sono gli esemplari di Melaleuca; hanno foglie solitamente piccole e lineari e fiori appariscenti, in spighe o ciuffi, nei quali la parte vistosa è rappresentata dagli stami colorati, bianco crema, rosa o rossi secondo la specie.

Particolarmente interessante è poi l’albero del sapone, Sapindus surinamensis, della Guyana; il nome è derivato per contrazione da "Sapo indicus" ovvero sapone indiano, per la presenza di saponine nei frutti che, nei luoghi d’origine, sono usati alla stregua del sapone per lavare tessuti e indumenti. Analogamente, la corteccia di Quillaja saponaria, a fiori bianchi, pure detta albero del sapone, produce un’abbondante schiuma detergente se ridotta in polvere e mescolata con acqua.

Altri alberi di grande sviluppo appartengono al gruppo sistematico delle Gimnosperme, del quale fanno parte le più comuni Conifere come i pini, Pinus halepensis, P. pinea, P. brutia, dalle foglie aghiformi portate in coppia su corti rametti, oppure i cipressi, come ad esempio il cipresso italico Cupressus sempervires, o C. macrocarpa, americano, o ancora C. lusitanica del Portogallo, tutti con foglie squamiformi e appressate.

Nelle Gimnosperme rientra anche Ginkgo biloba, unica rappresentante vivente di un’intera famiglia di piante che ebbe il massimo sviluppo durante il Mesozoico. Considerata quindi un vero e proprio “fossile vivente”, questa specie si è conservata sino ai nostri giorni in quanto ritenuta pianta sacra in Cina e Giappone, suoi luoghi d’origine, e per questo coltivata e protetta nei templi buddisti. Di origine molto antica è pure Podocarpus neriifolius, albero sempreverde rappresentante di una famiglia di Gimnosperme che nel Giurassico (circa 200 milioni di anni fa) era ampiamente diffusa nell’emisfero australe. Ancora in questo gruppo rientrano gli esemplari di Araucaria cookii e di Ephedra distachya, arbustiva, dai lunghi rami ricadenti, verdi e privi di foglie.

Un altro albero di grosse dimensioni è Pleyoginum solandri, australiano, sempreverde, con corteccia scura che si sfalda in grosse placche; a maturità produce grossi frutti carnosi di colore violaceo, con polpa fucsia. E’ invece noto come legno-ferro Sideroxylon inerme, un grosso albero sempreverde di origine africana a foglie lucide e cuoiose apprezzato come pianta da legname particolarmente duro, come sottolineano nome scientifico e nome comune.

Tra le piante più diffuse in coltivazione, in parchi e giardini pubblici e privati, è Jacaranda mimosaefolia, albero deciduo noto come palissandro del Brasile per il suo legno pregiato, dalla splendida fioritura violetta che precede la comparsa delle foglie. E ancora, Pittosporum tobira, il comune pittosporo dai densi grappoli di fiori bianchi, fortemente odorosi di zagara. I suoi frutti a maturità si aprono in tre valve lasciando scoperti i semi neri, lucidi e appiccicosi perché coperti da una resina di colore rosso-arancione.

Molti altri grandi esemplari arborei sono presenti nell’Orto Botanico, ciascuno a modo suo singolare: per le fioriture, ad esempio, come le varie specie di Erythrina dai fiori rosso corallo, Melia azedarach, detto albero dei rosari per l’uso che si fa dei suoi semi, Catalpa bignonioides a fiori rosa-violetti, Tipuana tipu, sudamericana a fiori gialli; oppure per il fogliame denso e la chioma imponente, come Cocculus laurifolius, dell’Asia, Visnea mocanera delle Canarie dove se ne consumano i frutti canditi, Cederla toona, dell’Australia e Asia tropicale, il cui legno rossastro e flessibile è adoperato per produrre strumenti musicali; o, ancora, per gli insoliti frutti esotici eduli, come quelli di Annona cherimolia con polpa zuccherina e profumata, Aberia caffra, del Sud Africa, con polpa acidula e aromatica, Eugenia uniflora, del Brasile, dal sapore speziato, Feijoa sellowiana dal gusto misto di ananas e fragola, Casimiroa edulis, con polpa cremosa dal sapore gradevole che richiama l’ananas e la banana, Psidium cattleianum, la guava dal sapor di fragola, molto apprezzata anche in Italia.

Appariscenti sono le fioriture di varie specie di Datura, grossi arbusti ramificati a grandi foglie ovali, come D. sanguinea, D. versicolor, D. suaveolens, D. arborea, odorose o meno, ma tutte con enormi fiori penduli a forma di imbuto. Grappoli di fiori stellati e porporini sono prodotti tra l’autunno e l’inverno da Pilocarpus pennatifolius, il Jaborandi dalle cui foglie si estrae la pilocarpina, un alcaloide ad attività colinergica utilizzato nell'industria farmaceutica.

Non passa di certo inosservato, poi, il grosso esemplare di Bambusa macroculmis (=Dendrocalamus asper), un bambù gigante dai tipici fusti articolati e cavi (culmi), molto duri e robusti, prima verdi, variamente sfumati, dopo grigiastri e lignificati; sono usati nei luoghi d’origine per edificare case, fabbricare manufatti di vario genere e per ricavarne pasta di cellulosa. In modo singolare la fioritura dei bambù avviene in primavera contemporaneamente per tutti gli individui della stessa specie su territori anche molto vasti, in genere ad intervalli di parecchi anni, dieci ed oltre, e si prolunga per molto tempo.